Il Museo Archeologico all’Aperto è intitolato ad Alberto Manzi, docente, pedagogista e scrittore, autore di varie opere tra cui “Orzowei”, sindaco di Pitigliano dal 1995 al 1997. Posizionato fuori dall’abitato, a circa due chilometri dal borgo, nasce con una forte valenza didattica e dalla volontà di contrastare il processo di deterioramento del patrimonio ambientale e i saccheggi dei monumenti funerari di età etrusca a opera di scavi clandestini, attraverso la valorizzazione del patrimonio naturale e storico.
L’area archeologica permette al visitatore di immergersi a tutto tondo nella storia dei luoghi. Passeggiando nella “città dei vivi” si possono ricostruire le varie fasi dell’impianto urbano: dall’articolato villaggio protostorico dell’età del bronzo finale, rappresentato da un modello didattico di abitazione del tipo a capanna circolare realizzato a dimensione quasi reale, alla città etrusca con la casa a tre vani con portico che consente, con scorci virtuali, di osservarne l’interno.
Percorrendo la sinuosa e suggestiva Via Cava del Gradone, che è parte integrante di quest’area museale, si arriva alla sottostante “città dei morti” dove è possibile visitare la necropoli etrusca del Gradone con tombe a una, due e tre camere, in uso dalla seconda metà del VII fino quasi alla fine del VI secolo avanti Cristo. Qui si trova una tomba “dimostrativa”, all’interno della quale è stata allestita la sepoltura di Velthur e Larthia per rivivere sacralità ed emozioni, tipiche di una cerimonia funebre etrusca.
Un’ulteriore discesa conduce alla necropoli di San Giovanni con tombe dal VI al IV-inizi III secolo a.C.. All’interno della tomba monumentale con coppia di pilastri sono esposti alcuni pannelli raffiguranti le animazioni teatrali in costume che si tenevano durante la stagione estiva. Un’esemplificazione del vasellame rinvenuto è esposta nel Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca “Enrico Pellegrini”.