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La Torciata di San Giuseppe, il rito del fuoco che celebra l’arrivo della primavera

Il rito del fuoco fin dalla sua scoperta ha sempre avuto il proprio fascino attraversando i vari miti delle popolazioni più antiche, da Prometeo alle pratiche pagane ereditate e trasformate poi dal cristianesimo. Il fuoco ha rappresentato la purificazione, un passaggio, una rinascita a vita nuova ed è per questo che si usa ancora oggi associare all’accensione di un fuoco un preciso momento di passaggio durante l’anno. Storie di vita contadina e rurale che più di oggi sentivano la ciclicità delle stagioni, quindi della propria esistenza. Per questi motivi in molte parti d’Italia e in tante altre zone del mondo esistono cerimonie in cui è protagonista.

La Torciata di San Giuseppe di Pitigliano non fa eccezione e segue questa ricostruzione e le dinamiche del passaggio, rappresentando i mali invernali che se ne vanno, che vengono scacciati verso una stagione e quindi un futuro migliore simboleggiato dall’arrivo della primavera. Ogni pitiglianese che si rispetti sa di cosa tratta la festa di San Giuseppe, cosa sono i torciatori, l’invernacciu, le frittelle di riso, la raccolta delle ceneri. Per chi non è di Pitigliano è invece un appuntamento spettacolare e affascinante da ammirare e godersi almeno una volta nella vita. 

Nel buio della notte, intorno alle 22 circa, inizia la processione dei torciatori, giovani misteriosi e incappucciati vestiti con rustici sai e muniti di fasci di canne infuocate in spalla. Risalgono il paese dal ponte del fiume Meleta, passando per le scale che conducono alla strada della Selciata fino alle porte del centro storico in piazza Petruccioli. I primi torciatori sono i portantini con la statua di San Giuseppe, poi al seguito tutti gli altri con le canne infuocate. La folla si apre e i torciatori raggiungono la vicina piazza Garibaldi dove li attende l’invernacciu, un pupazzo fatto di canne e paglia che rappresenta l’inverno. I torciatori si dispongono in cerchio attorno al grande puccio e dopo la tradizionale benedizione la festa raggiunge l’apice. Al grido di “Evvì, evvì, evviva San Giuseppe!” il puccio viene dato alle fiamme in un clima di euforia. Una volta spento il falò si raccolgono le ceneri da portare a casa come segno di buon auspicio

La storia della Torciata di San Giuseppe

Per la Festa di San Giuseppe si possono individuare tre fasi: quella attuale (dal ’95 in poi con tutti i cambiamenti avvenuti in questi anni), una fase di recupero (anni ’80) e quella precedente alla seconda guerra mondiale con il fuoco sempre a fare da filo conduttore tra la festa attuale a quella più antica. 
La celebrazione si svolgeva inizialmente nel quartiere di Capisotto e nella vicina Via Cava di San Giuseppe dove i ragazzi e gli uomini andavano sin dalla mattina. Accadeva che i più piccoli andassero a rubare le canne dei vigneti per portarle sotto il masso tufaceo e incendiarle. Poi con le difficoltà della seconda guerra mondiale si era dovuta interrompere. Era ripresa ma aveva dovuto interrompersi nuovamente intorno agli anni ’50-’60 probabilmente in seguito allo spopolamento del paese a causa della mancanza di lavoro nel periodo del boom economico italiano. 

La festa fu ripresa nel 1980 sempre nel luogo originario: Capisotto. Ma in questa fase l’interesse del resto del paese crebbe, passando dall’essere una festa rionale a una della collettività, per cui c’era bisogno di spazio maggiore per ospitare le persone sempre più numerose oltre che per evitare i danni delle fiamme alle case, visto che la piazzetta dedicata a Becherini che si trova in fondo al paese è molto piccola.

Il posto ideale fu individuato in piazza Garibaldi (1985) concessa a malincuore causa rifacimento della pavimentazione. Per questo l’anno seguente fu spostata nella parte nuova del paese, in piazza del Mercato dove rimase solo un anno poiché lì la festa perdeva molto del suo fascino e era di difficile realizzazione viste le distanze, così dal 1987 piazza Garibaldi è diventato il luogo della Torciata. Anche la processione dei torciatori è cambiata nel corso del tempo per facilitare il raggiungimento della piazza. 

Ancora oggi questa festa mantiene intatta tutta la sua simbologia, la magia, gli aspetti più incomprensibili. E proprio come il ciclo che dettava il tempo ai nostri antichi ritorna ogni anno ad ergersi il fantoccio di paglia. E ritornano le persone a incontrarsi nella piazza, arrivano nuove persone a stupirsi della bellezza del fuoco. E forse, al di là del fatto che ci si creda o no, ognuno in cuor suo spera che le fascine prendano bene fuoco e tutto arda nel migliore dei modi per augurarsi un nuovo anno un po’ migliore di quello precedente.

Per chi desidera approfondire l’argomento, consiglio vivamente di leggere “La Torciata di San Giuseppe a Pitigliano. Festa e identità culturale in un comune della Maremma grossetana“*.

* “La Torciata di San Giuseppe a Pitigliano: festa e identità culturale in un comune della Maremma grossetana” – Alexia Proietti; introduzione di Pietro Clemente. – [Grosseto]: Archivio delle tradizioni popolari della Maremma, 2003.

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