Un’esibizione ricca di storie, musica, canti, aneddoti e citazioni, che crea l’atmosfera tipica di un cabaret, con l’obiettivo di far scoprire al pubblico la lingua e la cultura Yiddish. Questa lingua, un affascinante intreccio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, racchiude l’esperienza universale dell’Ebreo errante, sempre senza una patria, ovunque si trovi. Un viaggio che “sa di terre lontane e di botteghe nascoste, di vie strette e di sinagoghe”.
Di e con Moni Ovadia, che descrive tutto questo come “il suono dell’esilio, la musica della dispersione”: un richiamo alla diaspora. Ad arricchire l’esperienza, un ensemble di musicisti straordinari: Paolo Rocca al clarinetto, Michele Gazich al violino, Giovanna Famulari al violoncello, Nicu Nelutu Baicu alla fisarmonica.